Letterina/Recensione Dante Francani, Allan Glass, Due-o, Berardo Rastelli (R.D’orazio) Questa settimana mi sono trincerata nel bunker in cui trovo rifugio quando ho bisogno di non sentire nessuno, in cui l’unica ospite ammessa e trattata con ogni riguardo è, appunto, la musica. Ho evitato accuratamente di parlare con i miei colleghi, mi sono svincolata dagli scambi di opinioni, nella volontà di non influenzare il loro giudizio, potere che in ogni caso non mi appartiene, essendo ognuno di noi splendidamente autonomo nei propri pareri. Il motivo è presto detto: questa settimana tra i partecipanti di Saranno Calibri figurava un nome che mi è noto. Gli Allan Glass, un duo di cui sono sostenitrice appassionata se non dagli esordi, quantomeno da quando il loro Ep “Guzznag” si è imposto alla mia attenzione. Per la mia predisposizione verso la band, ho preferito astenermi dalla votazione, perché esprimere una mia preferenza verso di loro avrebbe potuto offrire l’impressione esterna di una scarsa oggettività, se di oggettività si può parlare quando si esternano i propri pensieri, se non addirittura di un’attitudine ai favoritismi che non mi appartiene.Per cui mi limiterò a descrivere i pezzi, con un tentativo di distacco che notoriamente non mi appartiene, e partirei per l’appunto da “Il Sergente” degli Allan Glass, un brano dalle chiare influenze shoegaze, con un particolare uso della voce che, sommersa tra le oniriche distorsioni delle chitarre, assume il valore di uno strumento tra gli strumenti.Bernardo Rastelli propone “Cos’è importante per me”, un brano pop rock con spunti interessanti e tutto sommato gradevole, su cui c’è molto lavoro da fare, a partire dall’iscrizione dello stesso a un corso che gli insegni a modulare la voce che, pur volendo trascurare i sensibili problemi di intonazione che anzi potrebbero risultare caratterizzanti, viene troppo spesso lanciata in acrobazie di poco senso compiuto.Del brano dei “Due-O” non comprendo del tutto la necessità di pronunciare a tratti la nostra bella lingua italiana come se fosse inglese, attitudine desunta dal Ligabue della peggior specie, da un più recente Marco Mengoni che però ha capacità canore notevolissime o forse dall’effettiva provenienza dalle terre d’oltremanica del cantante, di cui sono all’oscuro. La canzone si avvale dell’uso di chitarre struggenti, testo struggente, controcanti struggenti.Chiudiamo in bellezza: ma quanto è bravo questo Dante Francani? Sviluppare un tema sociale ed etico senza incappare nei meccanismi di una facile retorica o nella noia più assoluta (leggi Il Teatro degli Orrori) affiancando i contenuti ad una forma originale e personale è un merito sempre più raro nel panorama musicale contemporaneo. Attraverso la sincerità della sua voce e del pianoforte, Dante Francani mi meraviglia piacevolmente. Chapeau. function googleTranslateElementInit() { new google.translate.TranslateElement({pageLanguage: 'it', includedLanguages: 'en', layout: google.translate.TranslateElement.InlineLayout.SIMPLE}, 'google_translate_element'); } // ]]> // <![CDATA[ function googleTranslateElementInit() { new google.translate.TranslateElement({pageLanguage: 'it', includedLanguages: 'en', layout: google.translate.TranslateElement.InlineLayout.SIMPLE}, 'google_translate_element'); } // ]]> ” - R. D'Orazio

RADIO DELTA 1

RADIO PENTAGRAMMA Intervista ai Due-O www.radiopentagramma.it)     Quando avete iniziato a fare musica? Piero. Ho cominciato a cantare credo prima dei 6 anni. Mi piaceva molto la musica e ricordo ancora il profumo dei vecchi 45 girt in vinile o quello che si respirava nei negozi di dischi. Per quanto concerne invece l'aspetto compositivo direi poco prima dei vent'anni. Simultaneamente alla conoscenza del mio primo strumento musicale che 6 stato il pianoforte/tastiera. Ho studiato in seguito per due anni pianoforte e solfeggio, e ora sono al secondo anno di "canto". Antonio. Ho iniziato a fare musica fin dai primi anni della mia adolescenza, spinto dalle passioni e dalle pulsioni che sentivo vibrare dentro di me, quasi esplodere per venire fuori. La prima volta che mi trovai su un palco, capii subito che quello poteva essere il mio mondo.. Cosa vi ha spinto ad avvicinarvi alla musica, quando avete deciso di suonare? P. Pura passione direi. La passione 6 il motore di tutto. Solo ci6 che viene mosso da passione ha un senso e merita di essere fatto. E porta di sicuro a dei buoni risultati. A. Conosco Piero da una vita. Lui era piu grande di me e mi faceva ascoltare le sue canzoni o la musica che ascoltava in quel periodo. E lui che mi ha trasmesso la passione per la musica in generale, anche se 6 una tradizione di famiglia, tramandatami da mio padre e da mio nonno.. A cosa si ispirano le vostre canzoni? P. Le mie canzoni si ispirano, ovviamente, alla mia vita. Solo cio che viene vissuto in prima persona 6 degno di essere raccontato con cognizione di causa. La finzione non ha senso e le maschere prima o poi cadono. lo mi ispiro sostanzialmente ai sentimenti. Sono i sentimenti che alimentano il mio cuore e che mi portano di conseguenza ad esprimere qualcosa. Ci sono difficolta oggi per cantati e band emergenti ad affermarsi nel panorama locale, nazionale e o internazionale? P.Ci sono grossissime difficolta. Soprattutto se si pensa che molti giovani pensano ancora oggi, col la crisi del mercato discografico, che esista ancora qualcuno disposto a investire soldi su di loro. I discografici, come tutta la gente di affari, investe dei soldi solo nella speranza di guadagnarci. Ma se oggi tutti scaricano la musica gratis da internet, e i dischi non si vendono, ditemi come fanno, "giustamente", i discografici a investire dei soldi?! La crisi economica di oggi non c'entra in tutto questo: internet, tra i mille vantaggi, ha permesso di scaricare la musica gratis; e la crisi delle case discografiche 6 stata la naturale conseguenza. Oggi la musica va concepita come un mestiere qualunque: non si fa musica esclusivamente per il "successo"; si fa musica per passione, e con la passione puoi sicuramente anche viverci, magari guadagnando quanto un impiegato; poi qualcuno, ogni tanto, riuscira a "sfondare"...; ma questo capita in tutti i settori: dalla medicina all'economia, dalla finanza agli studiosi/ricercatori etc. Alla base di tutto cle il lavoro, il sacrificio, la costanza, la determinazione, la pazienza. In questa Vita non va avanti chi 6 piu "intelligente" o ha piu talento, ma solo chi ha piu "attributi" degli altri. L'intelligenza o il talento se poi ce l'hai tanto meglio. A. Certo le cose sono sicuramente pit) difficili di una volta, ora c'e una forte concorrenza, ed 6 diventato sempre pit) difficile affermarsi. Credo che ormai la musica fatta di solo buon cuore non basti pit) come una volta ma, come dice anche Piero, con sacrifici e volonta, ci si puo credere e andare avanti sempre.. Voi avete avuto difficolta? P. Sicuramente. Vedi, noi siamo proprio uno di quegli esempi, come prima dicevo. Abbiamo intrapreso la professione musicale come qualcosa su cui investire in proprio, investendoci le proprie risorse. Ripeto, oggi nessuno 6 disposto a lanciarti. Sei to che devi farlo. Con i tuoi mezzi. Credo che nel futuro sempre pit) artisti emergenti saranno meno giovani d'eta di quanto non lo siano stati in passato. Come me, chi 6 costretto ad autofinanziarsi deve prima realizzarsi in un'altra professione o possedere risorse finanziare da investire. Diventare imprenditore di to stesso richiede maturith, da un punto di vista personale e anche da un punto di vista economico. A. II nostro progetto lo definirei un "miracolo", data la distanza che intercorre fra me e Piero, su un asse Puglia-Lombardia. Per cui credo che aver portato a termine il nostro disco sia stato un vero e proprio sogno, una vittoria, una conquista. E certo questo cammino ha avuto anche le sue difficolth. Comunque continuiamo, certo con non pochi sacrifici a proseguire per la nostra strada e a non fermarci. Perche fare musica 6 una delle cose pit) belle che ci sia.. La burocrazia c'entra qualcosa? P. Direi che la burocrazia in questo settore non ha un'incidenza rilevante. Posso per6 sottolineare come il sistema legislativo italiano non tutela abbastanza l'Arte e non ne favorisce lo sviluppo. E luogo comune, infatti, pensare che la professione d'artista possa essere intesa solo come hobby e che sia qualcosa di cui non ci si pu6 vivere. A. Credo che questo settore sia ormai un tantino saturo. Ci sono tantissime band che cercano da anni di venir fuori. Poi ci sono i talent..La musica ti fa sentire bene, come una preghiera, ti risolleva l'animo, ma fare oggi il musicista "free" 6 diventato uno dei lavori pit) difficili. Credo che lo studio approfondito aiuti maggiormente a forgiare musicisti professionisti che poi trovano pit) facilmente un impiego, rispetto ai musicisti liberi. a chi si rivolge la vostra musica? A. La nostra musica si rivolge a tutti, 6 un appello ai sentimenti, al cuore di ognuno di noi.. R A chiunque sia predisposto a riceverla. Un ricordo bizzarro che vuoi raccontarci una situazione che hai vissuto durante la tua carriera che ti 6 rimasta particolarmente impressa? A. Beh, i ricordi sono tanti, alcuni emozionanti, altri un po' meno, come quando sono scivolato a terra cadendo su un palco. Comunque non butto niente del mio passato, credo che tutto mi sia servito per capire meglio cosa dovevo fare, in cosa potevo migliorare.. Avete progetti, tourne o dischi futuri? A. Intanto siamo impegnati in alcuni concorsi. Stiamo proseguendo con la promozione del disco e credo a breve uscira anche un nuovo Videoclip dopo "Sogno".. P. Per il futuro l'obiettivo 6 metter su una band fissa con cui poter portare in giro la nostra musica. Sai, l'appetito vien mangiando. E un secondo disco 6 di sicuro nelle nostre intenzioni. Sara l'ennesima "battaglia" ma la passione 6 pit) forte di tutto. E' uscito il vostro album, come 6 nato e cosa vuole trasmettere? A. E nato quasi per caso, da un incontro, da un caffe. Poi io e Piero abbiamo deciso di rimettere insieme le idee e di gettare le basi per questo progetto. Lui ha tirato fuori dal cassetto del materiale che aveva da tempo e da li poi 6 nato tutto. II disco preannuncia, come da titolo "I colori dell'anima", un insieme di sentimenti e di sfaccettature intimistiche, che poi si ricollegano ad ogni singolo brano dell'album, che trasmette ognuno un colore, un'emozione diversa.. P. Continuo il discorso di Antonio dicendo che questo viaggio nell'anima mira a far da contraltare a una societa, quella odierna, improntata esclusivamente sull'immagine e sulla mera apparenza. II disco mira proprio a invertire questa tendenza, servendosi di uno stile musicale piu originale, piu raffinato, che spazia tra il pop, qualche venatura rock, ('ambient, e il cantautorato italiano. Che cosa suggerireste a dei ragazzi che vogliono fare musica? P. Non ho dubbi su questa risposta. Dico soprattutto passione. Poi voglia di combattere. E pazienza, tanta pazienza. Internet ha creato dei danni, ma anche dei vantaggi, ovvio. Quali sono? Ora di sicuro andranno avanti i pit) bravi davvero: gli artisti che non vendono piu dischi sono costretti a fare concerti; e fanno concerti solo quelli che sanno suonare davvero; e se per affermarsi ci vogliono passione, lavoro, sacrifici, allora vorra dire che chi ce la fait sara sicuramente un "grande". A. Questa strada 6 dura, irta di ostacoli, non facile ma bella. Non servitevi della musica, ma lasciate che sia la musica a servirsi di voi. Volete dire qualcosa ai tuoi fans? A. Saluto, abbraccio, ringrazio e benedico tutti! ci vediamo presto. P. Solamente "grazie". Grazie per essere stati con noi, in bocca al lupo e a presto. © Intervista per Radio Pentagramma- Gennaio 2013 // <![CDATA[ function googleTranslateElementInit() { new google.translate.TranslateElement({pageLanguage: 'it', includedLanguages: 'en', layout: google.translate.TranslateElement.InlineLayout.SIMPLE}, 'google_translate_element'); } // ]]> ”

RADIO PENTAGRAMMA

INTERVISTA CON I DUE-ODettagliPubblicato Mercoledì, 14 Novembre 2012 15:18 Scritto da Andrea Turetta Visite: 81 E’ uscito recentemente “Sogno” dei Due-O, primo singolo estratto dall’album d’esordio “I colori dell’anima”, un album che è un percorso, un viaggio nell’universo interiore di ciascuno di noi, che attraversa l’anima, in tutte le sue sfumature. Il singolo è accompagnato da un videoclip, realizzato a cura di dMNightground e visibile al link www.youtube.com/watch?v=-wp5iR9dX1o&feature=share I Due-O sono Piero Anselmi e Antonio D’Onofrio. Ecco l’intervista gentilmente concessa…La prima domanda è quella classica. In quale occasione sono nati i Due-O?Antonio: “I Due-O sono nati nell’estate 2010. L’incontro con Piero non è stato casuale. Amici di una vita, abbiamo deciso di unire le nostre passioni. Piero da un po’ di tempo aveva mollato. Da quando aveva cominciato a lavorare non aveva più tempo per la musica. Ma aveva continuato a scrivere, ad accumulare materiale. Devo a Piero il mio “avvicinamento” alla musica, i miei primi approcci fin dalla mia adolescenza.. Abbiamo così deciso di percorrere insieme le tappe che ci avrebbero portato poi alla realizzazione del nostro primo album e a questo progetto che tuttora procede con molte soddisfazioni.Quali sono le tappe fondamentali che vi hanno fatto arrivare all’incisione di “I colori dell’anima”?Antonio: “ Il disco è il risultato dell’incontro tra due universi musicali apparentemente diversi, ma in fondo molto simili; poi i sogni in comune, la passione per la musica; la voglia di Piero di rimettersi in gioco, di rinascere musicalmente. E’ stato un lavoro lungo e faticoso, ma che alla fine ci ha premiati e ne siamo felici”.Quali pensate possano essere le caratteristiche della musica che proponete?Piero: “La nostra è una musica che arriva dritta al cuore e che lascia traspirare tutti i sentimenti e le emozioni che provengono dal cuore. Credo in un ritorno ad una musica più raffinata. Una musica che riporti al sentimento. Mi piacerebbe non dovermi adattare alle logiche meramente commerciali o alle mode del momento. Si finisce per snaturare l’aspetto artistico degli autori. E’ utopia lo so. Mi piacerebbe invertire il trend: ritornare alla raffinatezza, all’originalità, alla qualità.Un vostro brano, prima di essere portato a termine, vede più stesure o in genere, rimane abbastanza fedele all’idea di base?Piero: “Un brano che nasce viene dapprima “immaginato” nella mente di chi lo scrive. Può nascere come pianoforte e voce; quindi nudo. Però in testa lo immagini già con un vestito. Quindi inizi a “vestirlo”; e ti rivolgi a dei musicisti per farlo. Loro sono un po’ come i sarti che fanno vestiti su misura. Tu vai da loro con un’idea ben precisa. E loro ti cuciono il vestito che avevi richiesto. Ben vengano comunque gli accorgimenti dei musicisti, i loro apporti e consigli. In quella fase loro la fanno da padrone, devono farla da padrone. Quello è il loro campo, non il tuo. Però l’idea di partenza difficilmente viene stravolta”.Quanto conta la tradizione e quanto l’attualità, nelle vostre composizioni?Piero: “Tutto credo che avvenga in maniera inconscia. Sia a livello musicale che a livello di testi. E’ chiaro che le nostre vite, il nostro passato, non possono che influire sulle nostre composizioni. Tradizione e attualità influiscono nella maniera in cui hanno segnato le nostre vite”. Quanto conta per voi l’aspetto live del vostro lavoro?Antonio: “Per ora siamo esclusivamente un progetto da studio. Diciamo che una delle principali difficoltà legate alla creazione di questo disco è stata proprio la ricerca dei musicisti. Nella fase di start-up ritengo che i cantautori siano svantaggiati rispetto alle band. Il fatto di doversi rivolgere a dei musicisti terzi, estranei al progetto, non è sempre facile. Come non è facile trasmettere nel disco il calore, la passione che avrebbe un musicista membro del progetto. Il sogno di domani è comunque quello di andare in giro a suonare e a promuoverci..Credete ci sia una sorta di continuità tra artisti di ieri e di oggi?Piero: “La musica è unica e non ha soluzioni di continuità. Possono cambiare le tecnologie, la qualità dei suoni, ma le note di un pianoforte sono sempre 7 e da lì non si sfugge. Questo spiega come un pezzo del secolo scorso possa essere ri-arrangiato oggi ed avere comunque successo. Basta ridargli un vestito moderno, come dicevamo prima… La sostanza di fondo rimane comunque la stessa. Inoltre la musica rimane sempre un’occasione per liberare le proprie pulsioni, la propria intimità, la voglia di comunicare. Forse è diventata molto più pratica e meno ricercata rispetto al passato. Ma, ripeto, è proprio a questo il trend che ci piacerebbe invertire”.Poesia e musica. Quali trovate siano i punti di contatto?Piero: “Credo che l’aspetto musicale sia da considerarsi a sé stante. Per usare un termine calcistico direi che la musica da sola fa reparto. Infatti si chiama proprio musica e non parole. Questo spiega perché amiamo i brani strumentali o quelli in lingua estera, di cui non capiamo il significato. Se poi su una bella melodia ci aggiungiamo un bel testo, magari una bella poesia, tanto meglio. Con una bella collana di perle quel famoso vestito diventa ancora più bello”.Ci sono dei ricordi divertenti legati alla lavorazione del vostro disco?Antonio: “Il primo servizio fotografico è stato sicuramente molto divertente. La prima volta di “tutto” è sempre la migliore e la più bella. Anche le riprese del video musicale sono state qualcosa di eccitante. Forse c'era un po' di imbarazzo ma comunque ne valeva la pena. Il primo disco è bello proprio perchè è la prima volta: non c'è fatica, solo tanta passione e divertimento”.Cosa vi piace particolarmente del linguaggio musicale?Antonio: “Il fatto di poter esprimere qualcosa che possa poi essere riconosciuta e/o apprezzata dagli altri è sicuramente molto stimolante. E' un modo di esprimersi “privilegiato” quello dell'artista, diverso da quello degli altri”.E’ difficile creare qualcosa di davvero nuovo quando si parla di musica?Antonio: “Oggi si. Ma se nasce tutto dalla spontaneità lo è sicuramente meno… Certo, le influenze contano e finiscono inevitabilmente per contagiare un prodotto, anche se, nel nostro caso, tali contaminazioni derivanti da mondi musicali differenti, hanno creato un bagaglio abbastanza originale. Il nostro disco difficilmente può essere inquadrato in un preciso panorama musicale.”Per chiudere, c’è qualcuno che vi va di ringraziare per la riuscita di questo vostro primo album?Antonio: “Tutti. Amici, parenti, i musicisti che hanno collaborato. Anche se, essendo un duo, abbiamo dovuto accollarci tutto il lavoro sulle nostre spalle. Ringrazio Piero,il mio compagno di viaggio, che nonostante la distanza, è stato fondamentale. Senza le sue direttive ci saremmo persi.”Piero: “Ringrazio Antonio. Senza la sua paziente disponibilità questo progetto non sarebbe mai nato. A causa dei miei impegni non avrei mai avuto il tempo di dedicarmi a questo disco. Solo nel connubio è stato possibile concretizzare il tutto.”Due-O sul web: www.due-o.comfacebook: Due-Owww.duenotepromotion.it // <![CDATA[ function googleTranslateElementInit() { new google.translate.TranslateElement({pageLanguage: 'it', includedLanguages: 'en', layout: google.translate.TranslateElement.InlineLayout.SIMPLE}, 'google_translate_element'); } // ]]> ” - Andrea Turetta

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